di NICO LAONDA
La musica underground spesso viene confusa con l’insuccesso su palcoscenici grossi.
Senza la musica sotterranea (e sotterrata) non esisterebbe la musica pop. Non solo, non si evolverebbe. Oggi vi racconto di un gruppo che in pochissimi conoscono. Un gruppo che però ha lasciato segni indelebili soprattutto nella provincia veneta ed emiliana. La mia prima band: i Juxtabrunch.
Non ero nemmeno maggiorenne e fondai Juxtabrunch con Andrea Mancin (Giardini di Mirò, My Awesome Mixtape ed ora qui con me a New York). Vivevamo nel Delta del Po. Le alternative erano veramente poche. Suonare era l’unica cosa che volevamo fare.
Erano gli anni delle nottate passate a guidare e guidare tra muri di nebbia per andare a vedere un concerto mentre ascoltavamo le cassette delle prove.
Erano gli anni delle feste abusive e del pogo. Erano gli anni dei demo su cd, dei centri sociali e dei concorsi musicali. Erano gli anni degli impresari vecchia scuola che andavano alle sagre paesane a cercare talenti. Erano gli anni del passaparola.
Si organizzavano veri e propri tour con il passaparola. Il palco lo dovevi mangiare per farti una fanbase dedicata. E noi, il palco lo divoravamo.
L’intento era di fondere il suono sbilenco indie americano (Fugazi, Pavement) con il rock’n’roll di Velvet Underground, The Kinks, The Clash, T-Rex, Television. Ne uscì una specie di The Hives, The Strokes, The Libertines proprio mentre quei gruppi prendevano piede all’estero.
I concerti erano un putiferio. Ci sentivamo parte di una scena. La scena della “bassa”. Esportammo i Juxta a Ferrara. Ci mischiammo con i gruppi locali.
Vasco Brondi era il frontman degli amici Sad Smile. Bazzicavamo dalle parti dello studio Natural Head Quarter di Manu Fusaroli e Gigi Battistini dove registravano tra gli altri anche Giorgio Canali, Zen Circus e mille altri gruppi della scena ferrarese. In Veneto avevamo il mito dei Jennifer Gentle che firmarono per Sub Pop. Ed infatti finimmo in qualche modo nello studio del vicino Marco Fasolo.
Prima ancora avevamo il mito dei polesani Annanever. Il cantante era il nostro angelo biondo alla Kurt Cobain. Organizzavo concerti-festa fino alle 4-5 di mattina nel profondo Veneto (per citare Vasco) e poi portavo le band a dormire a casa mia a Ferrara. Venimmo invitati al Milano Film Festival per suonare davanti al Castello Sforzesco. Partecipammo a sfilate di moda. C’era hype. Ma eravamo matti. Matti come cavalli. Con Nani, Tom e Sagre la formazione rock’n’roll classica e selvaggia aveva raggiunto l’imperfetta perfezione. L’apice fu il concerto dei Juxtabrunch alla storica Piola di Ferrara. Un locale sotterraneo incredibile.
I DJ capitanati da France sparavano 60s Garage, Freak-beat, Punk, girava di tutto, davvero. La polizia sparava. Lavoravamo tutti in fabbrica all’epoca. Suonammo con le divise dello zuccherificio. Firmammo Juxtabrunch con il sangue sul soffitto bassissimo della Piola.
Per noi era tutto. Stavamo crescendo. Ridevamo sempre. Non ci prendevamo mai troppo sul serio. Ecco la musica sotterranea forse ti permette di prendere tutto a cuor leggero. E la mia musica migliore esce sempre in questo habitat, credo.
Successivamente con The Calorifer is Very Hot! facevamo parte della prima scena lo-fi/indie-pop italiana. Vivevamo tra Bologna, Modena, Ferrara e registravamo a Brescia, con il cuore nel Veneto. Facevamo estesissimi tour europei. Presi in gestione il circolo culturale Zuni nel centro di Ferrara e ci suonarono tantissimi gruppi.
Fondammo WWNBB Collective con il mio bassista Samu, Enzo Polaroid e Ale dei Le Man Avec Les Lunettes.
Facemmo uscire i Be Forest, Brothers in Law della scena sotterranea pesarese. Tramite Jonathan Clancy degli amici Settlefish suonammo al primo Handmade Festival a casa dei Welcome Back Sailors. L’anno scorso con LaOnda ho suonato alla più recente edizione.
Stessa cosa con Carlo Pastore ed il Mi Ami Fest.
Che scene!
Per dire, il cuore…
Seguirono gli anni solisti di Horrible Present e della scena underground Chillwave di South London. La mia crew erano i Vadoinmessico di Giorgio Poi e Derby Sunshine.
Poi New York un’altra volta. Come Dizzyride facevamo parte della scena jam funk di Flatbush, Brooklyn.
Ed ora mi rivedo molto in questi ragazzi veneti Jesse The Faccio e Post Nebbia.
E ovviamente tutta la mia crew del Pom Pom di Roma capitanata dal mio produttore, chitarrista e amico Luca/Weird Bloom.
C’e’ una scena bellissima nella Monteverde vecchia: Sumeri (Luca Di Cataldo con Auroro Borealo), Edoardo Elia, Turchese. Maseeni. Malihini. Sentirete che Talento 🙂
Ed i migliori musicisti del giro: Franz Aprili. Matteo Domenichelli, Emanuele Triglia, Micalich che sono tutti presenti nel mio nuovo disco.
Ecco, diciamo che dove vado, una valigia con gli abiti di scena me la porto sempre.
Faccio scena?
(emoji di una faccia oscena)
Ciao for now