Foto e testo di Filippo Tommasoli
Inizio 2018. Finita l’università, avevo imboccato da qualche anno la strada che percorro tutt’ora, tra gioie e frustrazioni. Mi venne un’idea per una fotografia, sempre legata alla musica, sempre connessa con la dimensione dell’underground. Volevo rappresentare con il mio linguaggio una delle canzoni che amo di più del Teatro degli Orrori: Direzioni Diverse. Il soggetto doveva essere il frontman, Pierpaolo Capovilla, catturato in bianco e nero in una doppia esposizione. Così, incoraggiato da Giuditta, chiesi ad Alberto se riusciva a trovarmi il suo indirizzo mail. Mi sembrava una cosa folle scrivere, così dal nulla, una mail a Pierpaolo, da perfetto sconosciuto. Avevo poi un certo timore reverenziale, di quelli che solo i fan più affezionati provano nei confronti dei loro idoli. Ma alla fine presi coraggio e gli scrissi, convinto che non mi avrebbe risposto. Invece mi rispose subito. Dicono che non bisognerebbe mai conoscere i propri miti, perché si rimarrebbe inesorabilmente delusi. Sono stato fortunato: Pierpaolo è esattamente la persona che speravo. Una voce libera, sincera. Un parresiasta, come direbbe lui, che non teme la propria coerenza artistica e politica. Abbiamo fatto la fotografia, a Venezia, in una giornata umida. E poi abbiamo continuato a sentirci, alimentando un rapporto di collaborazione e amicizia che mi tengo stretto come un oggetto prezioso. Perché mi aiuta a ricordare che, a volte, un’azione sconsiderata, fuori dalla nostra zona di comfort, è il presupposto necessario per consentire la costruzione di qualcosa di speciale, la scoperta di strade mai percorse, la nascita di nuove amicizie.